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La madre ebrea: "E l’ora della pace". L’Hezbollah: "Per voi solo katiuscia"

Corriere della Sera, 25 maggio 2000

di Guido Olimpio, inviato a Metulla.

METULLA (Confine israelo-libanese) – Sono le due del pomeriggio. Il sole picchia inesorabile sul doppio reticolato che divide i nemici. Da un lato un centinaio di Hezbollah, aizzati da un prete islamico con turbante e ciabatte. Sventolano le loro bandiere, ostentano i poster dei leader religiosi. Dall’altra tre donne israeliane. Sul vestito hanno il distintivo delle "Madri del Libano", il movimento che ha chiesto per anni il ritiro. Mostrano le foto dei figli uccisi dai guerriglieri nella Fascia. Si studiano un po’ e poi scatta un dialogo a distanza. Urlato, fatto di promesse e insulti.

Mai un semplice cittadino israeliano è stato così vicino ad un partigiano sciita. Mai i loro mondi sono apparsi così lontani.

Orit Lavlin (madre): "Tu con la barba come ti chiami?"

Dimostrante: "Hezbollah".

Orit: "Non vi odio, chiedo solo pace."

Un dimostrante sputa nella terra di nessuno. "Per voi solo razzi katiuscia."

Orit: "Ma noi un giorno potremmo sederci insieme a bere un caffè."

La folla: "Mai. Morte a Israele, morte a Israele."

Orit: "Vedrete che troveremo una strada comune."

Una bambina velata le grida: "Israeliana, ti odio ora e ti odierò per tutta la vita."

Orit: "Ma come fai a dire queste cose, tu che sei così carina."

La bambina: "Posso perché sono una hezbollah."

Orit: "C’è posto per tutti, possiamo convivere."

Dimostrante: "Amiamo tutti i popoli della Terra, eccetto uno: quello israeliano."

Orit: "Questo è male."

Dimostrante: "Vallo a dire al piccolo Ehud [Barak, N.d.R.]. Ehud, dove sei baby?"

Orit: "Ho speso anni a lottare per ottenere il ritiro dal Libano."

Dimostrante: "No, ve ne siete andati perché vi abbiamo costretto."

Orit: "Ma vi sembra il modo di ragionare?"

Dimostrante: "Ricordati questo: un bimbo Hezbollah vi può sconfiggere ovunque."

Orit: "Ce ne siamo andati e la storia può finire qui."

Dimostrante: " Un anno fa il nostro capo, lo sceicco Nasrallah, aveva promesso che saremmo arrivati a Metulla. L’obiettivo è stato raggiunto. Adesso tocca a Sheeba [area rivendicata dal Libano che Israele considera invece siriana, N.d.R.]."

Un giovane dell’Amal – gruppo sciita filosiriano – azzarda a dire: "Donna, io ti rispetto ma il mondo deve comprendere le nostre sofferenze." La frase è sommersa dalle urla dei più esagitati. I guerriglieri fanno il viso feroce. Qualcuno, non contento, insulta le donne: "Andate a farvi fo….. ." E giù risate sguaiate. Un attivista che sventola un vessillo rosso con la falce e martello mostra la suola delle scarpe ai soldati israeliani, impassibili dall’altra parte del reticolato.

Arriva un agit-prop, alto e massiccio. Con pochi cenni raccoglie la massa urlante e impartisce alcuni ordini. I manifestanti si avviano verso la porta di Fatma dando fuoco alle auto abbandonate dai miliziani filoisraeliani. Si alzano cori. I più disciplinati scandiscono slogan imparati nelle moschee, i più sguaiati – e probabilmente hezbollah dell’ultima ora – ricorrono ad una più laica "We are the champions".

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Ultimo aggiornamento: 16/01/10