L'immagine complessiva è quella di una tragedia, di una dialettica contorta d'inestricabili contraddizioni: l'assoluto che si manifesta solo nella particolarità degli individui e dei loro incontri; il permanente che si nasconde dietro episodi sfuggenti, il normale dietro l'eccezionale.
Soprattutto, il dramma della modernità deriva dalla «tragedia della cultura», dall'incapacità umana di assimilare prodotti culturali sovrabbondanti a causa della creatività scatenata dello spirito umano. Una volta messi in moto, i processi culturali acquistano una loro dinamica, sviluppano una loro logica e producono nuove molteplici realtà che fronteggiano gli individui come un mondo esterno, oggettivo, troppo potente e distante per essere «risoggettivato». La ricchezza della cultura oggettiva si traduce quindi nella povertà culturale degli esseri umani individuali, che ora agiscono secondo un principio di omnia habentes, nihil possidente [avere tutto, non possedere nulla] (secondo l'inversione che Giinther S. Stent fece del famoso principio di san Francesco).
Una frenetica ricerca di oggetti di cui appropriarsi cerca invano di sostituire la riappropriazione di significati perduti.
Z. Bauman. La decadenza degli intellettuali Bollati Boringhieri 2007 pag 135
Una variante dell'esperimento base mostra un dilemma più comune di quello descritto sopra: al soggetto non veniva richiesto di premere il pulsante della scossa, ma soltanto di compiere un atto sussidiario, cioè di leggere le coppie di associazioni verbali, mentre un altro soggetto azionava il generatore. In questa prova, sui 40 adulti provenienti dalla zona di New Haven, 37 hanno proseguito finché il soggetto aveva ricevuto tutte le scosse del generatore. Come ci si poteva aspettare, questi soggetti hanno giustificato il loro comportamento scaricando la responsabilità sulla persona che compiva l'atto materiale di premere il pulsante. Questo può illustrare una situazione pericolosamente tipica in una società complessa: quando si è soltanto un anello di una catena, è facile, dal punto di vista psicologico, giustificare il proprio operato, allorché si è lontani dalle sue conseguenze ultime.
MILGRAM S. Obbedienza all’autorità. Biblioteca Einaudi, 2003. p. 12