giudizio morale

Sono giunto alla conclusione che, se si vuole essere darwiniani, si deve accettare il fatto che la capacità morale dell'uomo, e non i suoi sistemi morali, sia un risultato evolutivo carnale. Ho mostrato e discusso anche un'altra conseguenza dell'approccio darwiniano: ogni individuo, libero da patologie che colpiscano le sue strutture bio-morali, ha la piena responsabilità dei suoi comportamenti e giudizi morali, che non sono basati su qualcosa di misterioso (sia esso materiale o spirituale) ma sul suo essere un uomo e sulle sue interrelazioni con altri esseri umani. Parafrasando Nietzsche, potrei dire che niente è umano, troppo umano come la formulazione e l'applicazione dei giudizi morali e che niente è umano, troppo umano come la capacità, questa sì del tutto analizzabile in termini biologici, di formularli e di applicarli.

Giovanni Boniolo - Il limite e il ribelle - Raffaello cortina 2003; 159

genetica

I risultati sono grosso modo gli stessi qualunque cosa si misuri e in qualunque modo la si misuri. I gemelli monozigotici allevati separatamente sono estremamente simili; i gemelli monozigotici allevati insieme sono più simili fra loro dei gemelli dizigotici allevati insieme; i fratelli biologici sono molto più simili fra loro dei fratelli adottivi. Tutto ciò si traduce in valori di ereditabilità alti, in genere fra 0,25 e 0,75. Una sintesi convenzionale è che circa metà della variazione in intelligenza, personalità ed esiti di vita è ereditabile: un correlato o un prodotto indiretto dei geni. Essere molto più precisi è difficile, perché i valori di ereditabilità variano all'interno di quella gamma per una serie di ragioni. Per esempio, a seconda che l'errore di misurazione (random noise) venga incluso nella varianza totale da spiegare o stimato ed espunto dall'equazione. Oppure a seconda che vengano stimati tutti gli effetti dei geni o solo gli effetti additivi: quelli che esercitano la stessa influenza indipendentemente dagli altri geni della persona (in altre parole, i geni dei tratti che si riproducono fedelmente). Una terza ragione è la quantità di variazione presente nel campione: campioni di ambiente omogeneo danno stime di ereditabilità alte, campioni di ambiente disomogeneo più basse. Una quarta è la misurazione di un tratto nel corso della vita di una persona. L'ereditabilità dell'intelligenza, per esempio, aumenta con il passare degli anni, e può giungere a vita avanzata fino a 0,87 Dimentichiamoci del «Come è piegato il ramoscello...» e consideriamo piuttosto un «Santo cielo, mi sto trasformando nei miei genitori!».

PINKER S. Tabula rasa. Mondadori, 2005. p 459

gavagai

Questo termine è stato inventato nel 1960 dal filosofo statunitense W. V. Quine, che poneva il seguente quesito: se una persona parla una lingua a noi del tutto sconosciuta, e nel vedere un coniglietto in corsa pronuncia la parola gavagai, come facciamo a sapere che cosa intende? Possiamo presumere che gavagai significhi ‘coniglio’? Magari vuol dire ‘cibo’, o ‘catturiamolo’, oppure ‘che orecchie grandi!’, o anche ‘mammifero’, o forse qualcosa che con il coniglio non c’entra niente.

Johansson, Sverker. L'alba del linguaggio (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 2516-2519). Ponte alle Grazie. Edizione del Kindle. 

gancio appeso al cielo

Gancio appeso al deh [skyhook] (originariamente termine aeronautico), congegno immaginario per agganciarsi al ciclo; mezzo immaginario di sospensione al ciclo [Oxford Englìsh Dìctionary}.
Oxford English Dìctionary fa risalire il primo uso del termine al 1915: «II pilota di un aereo, avendo ricevuto l'ordine dì rimane¬re nello stesso posto (per aria) per un'altra ora, rispose: "l'apparecchio non è fornito di ganci appesi al ciclo"». Il concetto di gancio appeso al ciclo discende forse da quello di deus ex machina dell'antica drammaturgia greca: spesso gli autori mediocri, quando si ritrovavano con un intreccio che avrebbe condotto i loro eroi in difficoltà ineluttabili, cadevano nella tentazione di far comparire in scena un dio, tutto d'un tratto, alla maniera di Superman, per risolvere la situazione in maniera sovrannaturale. Può darsi invece che i ganci appesi al ciclo siano creazioni del tutto indipendenti di un'evoluzione folcloristica convergente. Sarebbero cose magnifi-che di cui disporre, meravigliose per togliere un oggetto ingombrante da una condizione difficile e per accelerare ogni genere di costruzione. Purtroppo, si tratta di oggetti impossibili.5
Le gru, però, esistono. Le gru sono in grado di svolgere quel lavoro di innalzamento che potrebbero fare gli immaginari ganci appesi al ciclo e lo fanno in modo onesto, senza che vi sia bisogno di dare per scontato alcunché. Sono tuttavia costose; le si deve progettare e costruire, assemblando pezzi già disponìbili, e piazzare su una solida base. I ganci appesi al ciclo sono sollevatori miracolosi, privi di sostegno e insostenìbili. Come strumenti per innalzare, le gru non sono affatto da meno e hanno il netto vantaggio di essere reali. 
 
DC Dennett. L'idea pericolosa di Darwin. Bollati Boringhieri, 2004: 93

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