burocrazia

La storia della razionalizzazione portava in auge – questo il suo timore, espresso in celebri passi – «specialisti senza spirito, gaudenti senza cuore». 
La burocratizzazione favoriva un crescente «dominio egemone degli ideali di vita burocratici», sia nei funzionari che nel pubblico. Non potevano che venirne fuori «uomini dell'ordine [...], uomini bisognosi di "ordine" e di nient'altro, uomini che diventano nervosi e pavidi se, per un attimo, quest'ordine si mette ad oscillare, e che rimangono indifesi se vengono strappati dalla loro esclusiva incorporazione a quest'ordine». Si arrivava così alla «parcellizzazione dell'anima», alla funzionalizzazione dell'uomo, e si diffondeva la tendenza a pensare con le categorie dell'adattamento. La disponibilità a decidere e a rischiare, l'iniziativa e la responsabilità personale venivano tarpate. 
Alla fine tutto ciò per Weber era destinato a condensarsi in una «gabbia di acciaio», in cui tutti sarebbero stati costretti a entrare, e in cui «quel possente cosmo dell'ordinamento economico moderno, legato ai presupposti tecnici ed economici della produzione meccanica, che oggi determina con strapotente forza coercitiva - e forse continuerà a determinare finché non sarà bruciato l'ultimo quintale dì combustibile fossile - lo stile di vita di tutti gli individui nati in quest'ingranaggio, e non soltanto di quelli direttamente attivi nell'acquisizione economica», Weber intravedeva così la possibilità che si sviluppasse un ordine simile a quello dell'epoca imperiale romana o dell'antico regno egiziano.

Collage di citazioni di Max Weber da 
MEIER C. Da Atene a Auschwitz. Il Mulino, 2004. pp. 201-2.

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