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"...eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerá nuovamente al bene,che ritorneranno l'ordine, la pace, la serenitá"Annalies Marie Frank

 

La musica sacra nell'ebraismo: la lettura della Torah

Introduzione alla lettura ed ai diversi "modi" La religiosità ebraica è strettamente collegata all'espressione musicale. Lo si riscontra immediatamente entrando in una sinagoga, durante un servizio, in cui si scopre che i versi sacri della Torah (la Bibbia ebraica) e delle preghiere non vengono semplicemente letti in ebraico, ma vengono "cantillenati", cioè cantati secondo una determinata melodia.

Ai tempi del Tempio di Gerusalemme era uso normale impiegare la musica durante il culto; ora questa abitudine si è persa, anche in ricordo del lutto sempre presente per la distruzione del Tempio stesso. Nell'antichità la musica è sempre stata associata al divino e spesso le erano attribuiti poteri divini (presso gli egiziani, fenici, assiri e babilonesi). L'impiego della musica ha anche avuto forti avversatori per la sua carica di sensualità (Talmud, Trattato Berachot) e quindi per i culti venivano usati solo strumenti particolari. All'epoca del Tempio di Gerusalemme venivano impiegati vari strumenti a fiato, per richiamo (lo shofar - il corno di ariete - e la chatzotzera - una tromba) o per fare musica (a fiato: ugabh - piccola zampogna o flauto - halil - grande zampogna - alamoth - flauto doppio - magrepha - siringa. A percussione: tof - tamburello - metziltayim o tziltzal - cimbalo).

Nel Tempio di Gerusalemme erano impiegati il nebhel (arpa grande), il kinnor (arpa piccola), il tziltzal ed il halil; era presente anche un coro composto da uomini. La danza era considerata parte integrante delle cerimonie religiose. Il canto era in forma responsoriale (più cori che si alternano), unisono, a solo, e, raramente, antifonale (canto alternato fra gruppi equivalenti). Le fonti - la Torah e gli altri testi dell'ebraismo - attestano l'uso di cantare e suonare nei momenti di gioia come espressione di lode al Signore (vedi le varie cantiche: di Mosè, di Miriam, etc.). Purtroppo non ci sono arrivate testimonianze scritte delle melodie e quindi molto di questo patrimonio è andato perso. Sappiamo però come leggere la Torah, grazie alla tradizione orale ed a valenti maestri come Aaron ben Asher di Tiberiade del IX sec. - che fu il primo a dare alla Torah un sistema compiuto di accenti - ed i Masoreti (in ebr. "coloro che trasmettono la tradizione") del X sec.

Il primo sistema di notazione conosciuto (segni mnemonici, con accenti particolari detti "te'amim", e chironomici, dal termine greco "chironomia", cioè segni fatti con la mano per indicare la melodia, tecnica attestata dal Talmud) descriveva, con il movimento di un dito, l'andamento della melodia ascendente ("kadma"), discendente ("tifha") o prolungato ("zakef"): è possibile vedere l'impiego di questi segni da parte di colui che assiste il Chazzan, cioè il cantore - necessario in quanto non è permessa la lettura da un testo con scritti gli accenti - andando in una sinagoga durante la lettura della Torah. Qualsiasi ebreo può officiare il culto nella sinagoga, ma deve saper leggere la Torah e le preghiere, pratica che richiede ovviamente uno studio. Solo alcuni libri della Torah, la cui lettura pubblica è obbligatoria, sono provvisti di melodia: Pentateuco, Profeti, Ester, Lamentazioni, Ruth, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Salmi, Giobbe (Proverbi, Esdra, Neemia e Cronache non hanno melodie perché non erano letti durante il servizio).

La musica ebraica sacra è fondata sul sistema modale, composto da un numero di "motivi" (breve figure musicali o gruppi di note) all'interno di una determinata scala. Il modo di leggere la Torah è segnalato fin dal I secolo. Il modo del Pentateuco è influenzato dalla musica greca ed orientale ed esprime dignità ed innalzamento dello spirito. Vi sono vari modi di leggere la Torah, a seconda dell'area geografica. Quello askenazita (Europa dell'Est) - fortemente influenzato dalla musica tedesca ed espressione di sentimenti struggenti e melanconici - è simile a quello in uso nelle comunità ebraiche del sud della Francia - Carpentras, Avignone - e dell'Italia. Il modo sefardita (Spagna ed Africa del nord) ha invece varie somiglianze con il canto gregoriano - che fece propri parecchi elementi dei canti ebraici - ed ovviamente ha molte affinità con le melodie arabe. In Italia, nel XVII secolo, Salomone Rossi - famoso musicista ebreo alla corte di Mantova - introdusse l'armonia e la polifonia nella musica sinagogale ed influenzò anche i paesi di lingua tedesca.

Il modo di cantare la Torah viene effettuato su una base stabilita, che sono appunto i "te'amim", ma il suo svolgimento è diverso non solo tra comunità askenazite, sefardite, italiane, ma anche tra le varie città della stessa nazione. Motivo per cui, per esempio, se si andrà in sinagoga a Roma, Venezia o Torino, non si ascolterà la stessa identica lettura. Ogni comunità ebraica, su una base di regole comuni, ha i propri usi e costumi e ciò è valido anche per il modo della lettura della Torah.

La riscoperta della lingua ebraica in Israele

Eliezer ben Yehuda (1858-1922) è noto come colui che ha "resuscitato" la lingua ebraica rendendola lingua di uno Stato, parlata da milioni di persone.

L'ebraico, un tempo usato correntemente nella terra di Israele, dopo la diaspora (dispersione degli ebrei) avvenuta con la conquista romana di Gerusalemme (70 d.C.), era sopravvissuto come lingua sacra per la lettura della Torah e le preghiere.

Eliezer ben Yehuda, nato come Eliezer Perlman in un villaggio della Lituania, aveva appreso la grammatica ebraica da un maestro di Jeshivah (scuola superiore ebraica) che segretamente condivideva le idee della Haskalah (l'Illuminismo ebraico del XIX sec.) la quale aveva ripreso l'ebraico per farne una lingua scritta correntemente. Eliezer all'università si era appassionato alla storia dei bulgari e turchi, popolazioni oppresse, e fu allora che nacque in lui l'idea che anche il popolo ebraico doveva ritornare nella propria terra. A Parigi, dove studiò medicina, cominciò a parlare ebraico e quando si sposò, nel 1881, decise che anche la sua famiglia doveva parlare ebraico.

Lentamente, ma con costanza, Eliezer diffuse le sue convinzioni tra i suoi amici creando circoli che si proponevano come scopo di rendere l'ebraico di nuovo una lingua comunemente parlata. Cominciò a pubblicare sui giornali in ebraico e redasse un vocabolario di ebraico dopo aver consultato tutti i libri e i manoscritti che poté trovare nella biblioteca del convento di Saint-Etienne o negli istituti archeologici di Gerusalemme e nelle biblioteche di Londra, Oxford, Cambridge, Parigi, Berlino, Pietroburgo, Parma, Livorno e del Vaticano.

Nel 1910, dopo circa quindici anni di lavoro, fu pubblicato il primo volume del Thesaurus della lingua ebraica antica e moderna; i successivi uscirono dal 1912 al 1922, data della morte di Eliezer. L'opera fu portata a termine, postuma, nel 1959 (16 volumi). Nel 1890 venne fondato il primo Comitato per la lingua ebraica (che nel 1954 fu sostituito dall'Accademia ebraica) che aveva il compito di definire le regole di pronuncia (fissata - più vicina a quella sefardita - nel 1913), dell'ortografia e di supplire a tutte le lacune del vocabolario, "creando" i termini moderni. In Israele, nell'ambito scolastico, un gran lavoro per la diffusione della lingua ebraica fu svolto dal gruppo gli "Amanti di Sion" con il sostegno finanziario del barone Edmond de Rothschild.

Già dal 1900 i bambini nelle scuole si esprimevano correntemente in ebraico. Nel 1908, al primo Congresso internazionale sul ruolo dello Yiddish nella vita ebraica a Czernowitz, iniziò la lotta tra i sostenitori dello Yiddish e quelli dell'ebraico come lingua nazionale ebraica. Nel 1919 fu fondato in terra di Israele il primo quotidiano in ebraico: Hadashot ha-Aretz (divenuto in seguito Ha'aretz); tra il 1924 ed il 1934 furono inaugurati il Technion di Haifa, l'Università ebraica di Gerusalemme ed il futuro Istituto Weizmann; nel 1934 iniziarono trasmissioni radio in ebraico; dal 1925 vennero creati teatri dove si rappresentavano opere in ebraico.

Nel 1922, l'art. 22 del Mandato britannico stabilì che l'inglese, l'arabo e l'ebraico erano le lingue ufficiali del paese e dal 1948 l'ebraico divenne di nuovo la lingua ufficiale di uno Stato sovrano, lo Stato di Israele.

Silvia Haia Antonucci

Associazione di Amicizia Marche Israele - Pagina attiva dal 1995 - E mail: aami@eclettico.org
Ultimo aggiornamento: 16/01/10