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Da La Stampa due articoli su Pio IX

Dalla Stampa del 26 Ottobre 2000

 

Le conclusioni della commissione di studiosi ebrei e cattolici: troppe zone d’ombra nell’azione di un pontefice controverso

PIO XII E LA SHOAH: DOMANDE SENZA RISPOSTA

Silenzio sulla "notte dei cristalli", sui pogrom in Ucraina, Auschwitz, i massacri degli ustascia, il giallo dei sacerdoti martiri a Dachau

di Enrico Benedetto, corrispondente da Parigi

Otto zone d’ombra sulla Shoah separano ancora la verità storica dalle ammissioni vaticane. Il rapporto che la commissione paritaria ebraico-cattolica ha rimesso al cardinale Cassidy non assolve quindi Pio XII, bensì avanza nuovi dubbi. Rivelandolo in anteprima, il Monde sottolinea le troppe questioni di fondo inevase. Il documento che, nelle intenzioni, doveva suggellare una tregua storiografica soddisfacendo le esigenze documentarie espresse dagli studiosi non solo ebrei si conferma una semplice tappa: arricchisce il dialogo ma non soddisfa. Donde un’innegabile delusione. Il Vaticano 2000 in definitiva si ostina a tacere – oltre mezzo secolo dopo – sui silenzi di un papa controverso.

Il portavoce pontificio Joaquìn Navarro-Valls finisce per riconoscerlo. Qualificando come "preliminare" il documento rileva che contiene una "serie di domande" ineludibili senza documentazione extra. Secondo Navarro-Valls, i sei storici "apprezzano" comunque il materiale storico fornitogli. Vero, ma il ringraziamento parrebbe semplice cortesia diplomatica. Essendo gli archivi vaticani preclusi dal 1922 in poi, gli undici tomi ufficiali degli "Atti" pontifici lungo la guerra 1939-45 costituiscono una sintesi inaccettabile per lo storico. E dopo la rivoluzionaria iniziativa che il papa lanciò nell’ottobre 1999 associando studiosi ebrei e cattolici (sei in totale) ancorché provvisorio il bilancio non si direbbe all’altezza.

Riassumiamo le perplessità. La prima risale all’incubazione della Shoah. Nove Novembre 1938.La "notte dei cristalli" cancella le sinagoghe del reich. Pio XII non reagisce malgrado le informazioni che il nunzio gli fa pervenire. Il pool storico vorrebbe almeno sapere se e quando il Vaticano ne discusse.

Tre anni dopo il cattolicissimo Pétain esige la garanzia che le sue misure antisemite abbiano l’accordo di Roma. Il futuro Paolo VI – già nello staff papale – accondiscende purché si attui la normativa in modo "caritatevole". Ma la commissione è perplessa: possibile non ci siano altri materiali?

Nel 1942 monsignor Andrzeyi Szeptyckyi – metropolita greco-cattolico a Leopoli – denuncia i pogrom in Ucraina. C’è traccia di reazioni vaticane? Editando gli undici tomi, i gesuiti le sottacciono. Lo stesso anno l’arcivescovo di Cracovia Adam Sapieha denuncia a Pio XII i lager nei quali languivano i polacchi. E gli ebrei? Auschwitz figurava nella sua arcidiocesi: gli storici vorrebbero esplorare il carteggio integrale fra l’ecclesiastico e il romano pontefice.

Anche la duplice udienza al leader ustascia Ante Pavelic che massacrò ebrei, serbi e zingari trova increduli gli storici. Pio XII non poteva ignorarne le atrocità. Quali sono i retroscena?, domandano.

E come spiegare l’algida risposta che il papa diede al vescovo di Berlino Konrad von Preysing? Il presule voleva che lanciasse un appello per difendere gli ebrei. E nella sua missiva precisa che la chiesa luterana e riformata lo caldeggiano di cuore. Ma Pio XII rispose che dovevano pronunciarsi, semmai, i vescovi locali soppesando le rappresaglie. Come valutare un gesto almeno in apparenza pilatesco? Ci vorrebbero appigli d’archivio purtroppo non disponibili.

Anche le rivelazioni del cappellano ospedaliero Scavizzi nell’ottobre 1942, che attribuisce alla Shoah "due milioni di vittime" intrigano. Pio XII gli parlò a quattro riprese. E tuttavia il maxi-dossier vaticano ne documenta solo due. Perché? Infine, il giallo dei sacerdoti polacchi martiri a Dachau. Il Vaticano conosceva la situazione ma non fece nulla. È plausibile? Sei investigatori vorrebbero saperne di più. E non solo loro.

"Primo, farla finita col comunismo"

Lo storico ebreo: per lui il nazismo era passeggero

"Il papa è investito di una missione profetica: Pacelli l’ha disattesa. Peccato che questo punto non sia stato ripreso nel nostro rapporto finale"
di Henri Tincq
Ricercatore all’Università Libera di Bruxelles presso la Fondazione Memoria Contemporanea, Bernard Suchecky è uno dei tre storici ebrei che hanno collaborato alla stesura del rapporto.

In che condizioni ha lavorato la commissione mista ebraico-cattolica?

"Il Vaticano ci ha proposto un approccio radicalmente opposto a quello praticato dallo storico, che parte da una ricerca d’archivio per pubblicare in seguito materiale inedito. Ci è stato invece domandato di attenerci esclusivamente all’esame delle fonti documentarie pubblicate. Siamo stati al gioco, ma stimando fin dall’inizio che per sdrammatizzare il dibattito sul comportamento della chiesa durante la guerra è necessario aprire tutti gli archivi e consentirne il libero accesso agli storici. Vorrei insistere sul valore della collaborazione tra gli storici ebrei e cattolici della commissione. A più riprese ho rilevato che questi ultimi erano i più critici nei confronti della Santa Sede.

Che cosa rimprovera ai lavori storici giù pubblicati dal Vaticano?

"Gli Atti e Documenti della Santa Sede relativi alla Seconda Guerra Mondiale sono una miniera d’oro, ma abbiamo messo in luce l’esistenza di contraddizioni fra le intenzioni espresse attraverso gli undici volumi e il loro contenuto. Per esempio, nell’introduzione al secondo tomo (interamente dedicato alle lettere di Pio XII indirizzate ai vescovi tedeschi) gli editori gesuiti segnalano che dalla Germania perviene alla Santa Sede una "abbondante corrispondenza". Nulla ne viene tuttavia pubblicato salvo, nella migliore delle ipotesi, un breve sunto. O, al contrario, si pubblicano lettere drammatiche di vescovi tedeschi e cappellani militari italiani sul fronte orientale concernenti le persecuzioni antisemite, ma senza precisare se abbiano avuto seguito, e quale. Come venivano smistate? E attraverso quale circuito la corrispondenza giungeva al papa? Che discussioni destano avvertimenti sì forti?"

Che cosa l’ha colpita di più nell’atteggiamento di Pio XII?

"La priorità data alla Germania e ai cattolici tedeschi a detrimento, per esempio, dei polacchi. Senza dubbio la chiesa tedesca è la più esposta in Europa, eccezion fatta per quelle sotto il giogo comunista, ma stupisce l’importanza strategica che il papa accorda al cattolicesimo tedesco. La nutre la visione che Pio XII si fa di un comunismo con il quale bisogna finirla, di un nazismo che costituisce una prova a suo avviso passeggera e di un ritorno ad una Germania conservatrice forte e disciplinata nel seno d’una coalizione mondiale contro il bolscevismo. Tale visione dura praticamente sino all’entrata in guerra dell’Unione Sovietica al fianco degli Alleati".

Come spiega che l’opinione pubblica sia più dura nei confronti del papa che di certi dirigenti politici i quali non hanno reagito molto più rapidamente ai pericoli che gravavano sugli ebrei?

Ci sembra evidente che il Vaticano si è talora preoccupato più d’alcuni governi occidentali di aiutare gli ebrei, in particolare quelli convertiti e battezzati chiamati nei documenti "cattolici non ariani". Perché prendersela allora particolarmente contro Pio XII? Secondo Eva Fleischer, l’unica teologa del nostro gruppo, il papa è investito d’una missione profetica. Non sta a me, un non cattolico, dire se Pio XII l’ha espletata o meno, ma per Eva Fleischer ha fallito. E deploro che questo punto non sia stato ripreso nel nostro rapporto finale".

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Ultimo aggiornamento: 16/01/10