logoret2.gif (10079 byte)Novembre 1995wpe51729.gif (5171 byte)
"...eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerá nuovamente al bene,che ritorneranno l'ordine, la pace, la serenitá"Annalies Marie Frank
Home ] Su ] Documentazione ] Iniziative ] Sommario ] Cerca ] Links ] Mailing list ] News ]

Precedente Su Successiva

La morte di Rabin

C'e' chi dice che, dopo l'assassinio di Rabin per mano di un ebreo, Israele abbia perso la sua innocenza la sua leggenda di nazione di fratelli uniti in un unico ideale.
Sabato scorso, alla fine della bellissima manifestazione in piazza Re di Israele a Tel Aviv, quando tutti avevano finito di cantare "SHlR HA SHALOM" (LA CANZONE DELLA PACE) insieme a Rabin e a Shimon Peres e mentre le bandiere bianco-azzurre con la Stella di Davide si confondevano con le bandiere con la parola "Shalom" e la luce delle candele e la folla applaudiva, un giovane israeliano, approfittando della fiducia con cui in Israele, i rappresentanti del governo stanno in mezzo alla gente, in un rapporto personale molto stretto e confidenziale, si e' avvicinato e ha colpito al cuore Itzhac Rabin, primo ministro di Israele. L'assassino ha tolto di mezzo chi, nella sua mente bacata, stava svendendo Israele, e noi tutti abbiamo perso non solo un grande leader, un eroe della guerra dei sei giorni e della liberazione di Gerusalemme, ma il simbolo stesso di Israele e del suo ideale di liberta' e di pace.. Rabin era un "sabra", un ebreo nato in Israele, rude e dolce al tempo stesso, un sabra vissuto per difendere il suo paese e morto per dargli pace e sicurezza.
I giornali stranieri hanno parlato di complotto e di guerra civile, in realtà questa grande tragedia ha unito ancora di più il popolo. Non hanno vinto le pistole del Far West, come ha scritto Igor Man, non ha vinto l'odio dell'assassino e dei suoi fanatici compagni, ha vinto l'ideale per il cui raggiungimento il Primo Ministro di Israele, insieme a Shimon Peres, lavorava da anni. Hanno vinto le parole della "Canzone della Pace" che Rabin, con il suo vocione di fumatore incallito, aveva cantato prima di morire.
Al funerale la sua nipotina, con il viso lentigginoso bagnato di lacrime, ha detto :"non parlerò della pace ma di mio nonno" e queste parole, quasi di ribellione mi hanno fatto pensare che nella pace, come nella guerra, Israele e' solo. In nessun paese del Medio Oriente il popolo parla di pace, in nessun paese del Medio Oriente si fanno cortei e manifestazioni per essa. In Israele non si parla d'altro da anni, chi con speranza, chi con timore, chi con rabbia, chi con terrore e in cambio abbiamo avuto autobus che saltavano e giovani che morivano e paura, tanta paura. Aveva ragione la nipotina di Rabin a non voler parlare di pace al funerale del nonno, forse e' ora che altri lo facciano Forse sarebbe ora che cortei e manifestazioni per la pace si facessero a Gaza, ad Amman, al Cairo. Perché solo in Israele?
Forse sarebbe ora che i popoli arabi seguissero l'esempio del Re di Giordania, il "piccolo" Re, come viene chiamato affettuosamente in Israele, dove tutti lo amano e dove lui viene spesso in incognito e che l'idea della pace entrasse nei cuori della gente araba non solo a livello di governi. Gli arabi israeliani .sentono, come tutti gli abitanti di Israele, il bisogno irrefrenabile di pace e serenità in questo paese troppo spesso sconvolto dalla guerra e dal terrorismo. Qui non se ne può più della guerra e nessuno vuole più avere la paura di saltare in aria prendendo l'autobus per andare a casa.
Clinton, nel suo bel discorso davanti alla bara del suo amico, coperta dalla bandiera di Israele, ha fatto notare che il Kaddish, la preghiera ebraica per i defunti, non parla mai di morte ma solo di pace. E' questa la cultura ebraica, una cultura di tolleranza che mai si è ribellata alle persecuzioni ed e' per questo motivo che la mamma di Yigal Amir non può più riconoscere nella persona che ha ucciso, scegliendo quindi la violenza e l'odio e tradendo l'ebraismo, il proprio figlio.
Dopo la tragedia ho visto la gente piangere per le strade, all'Università di Tel Aviv gli studenti, tutti in piedi, hanno cantato piangendo l'inno nazionale di Israele, Hatikva', la Speranza, e la canzone della pace.
Quando le sirene hanno suonato per due minuti e tutto il paese si e' fermato come nel giorno che ricorda la Shoa', e tutti, in piedi, singhiozzando. hanno salutato il loro Rabin allora ho capito che Israele non e' cambiato.
Ho capito che Israele e' ancora il paese dove ci si sente fratelli, dove arrivano ogni mese migliaia di ebrei da tutto il mondo per sentirsi "a casa", dove si crede nella libertà e nella pace. Tutto questo l'ebreo Amir lo aveva dimenticato e non aveva previsto che dal suo odio e dal suo folle gesto sarebbero nate una più forte unita' e una rinnovata speranza.
Tutti insieme domenica, alla manifestazione in onore di Rabin, canteremo per questo e la Hatikva',(la Speranza), alle cui note gli ebrei in ogni parte del mondo si commuovono fino alle lacrime, ci farà sentire la pace più vicina.
Rabin, che ha dedicato la vita a Israele, non deve essere morto invano e il Popolo di Israele, stretto a lui e alla sua famiglia in un abbraccio pieno di dolore, dovra' camminare verso la pace senza di lui, onorando la sua memoria

Associazione di Amicizia Marche Israele - Pagina attiva dal 1995 - E mail: aami@eclettico.org
Ultimo aggiornamento: 16/01/10