Massimo  Teodori:

Auguri con richiesta. Un ex radicale a Pannella per i suoi 70 anni

Il Foglio - 28/4/2000

 

Carissimo Marco

Il 2 maggio avrai 70 anni di cui 55 dedicati appassionatamente alla politica. Sei tra i più longevi politici italiani di peso. Il tuo compleanno non può restare un fatto privato non solo perché hai sempre irriso la divisione tra vita pubblica e privata ma soprattutto perché la tua influenza sull’Italia è stata, è, e forse potrebbe ancora essere qualcosa che riguarda altro che la tua persona. Rivendico da parte mia qualche titolo per parlarti pubblicamente con l'affetto di sempre e la schiettezza che deve essere regola morale per chi ha i nostri trascorsi: ci siamo incontrati nel lontano 1954, ti ho ho dedicato 30 anni fa uno dei miei primi libri "A Marco, fratello, amico e compagno" – e accanto a te ho trascorso la maggiore e miglio re parte della mia vita politica. Quando la politica ti ha chiamato, hai risposto con una carica di passione integrale e di intelligenza morale che pochi altri hanno mostrato nell’Italia del nostro tempo.

Per quanto hai potuto compiere il miracolo di rialzare le bandiere del liberalismo radicale che giacevano nella inerte palude della rassegnazione moderata o dell’accademia radicale. Per questo hai raccolto intorno a te legioni di giovani che riuscivano finalmente a vedere rispecchiate ed esaltate in te le fiamme delle loro appassionate speranze. Per questo hai esercitato il carisma della straordinarietà su quel popolo che altrimenti sarebbe rimasto estraneo alle profonde ragioni della libertà. Per questo ha catturato l’attenzione dei più irregolari degli intellettuali civili che questo Paese abbia conosciuto nell'era del conformismo, per questo hai fatto crescere intorno all’esperienza radicale una straordinaria schiera di classe dirigente militante che poche altre esperienze politiche possono vantare.

Il miracolo radicale è stato il frutto di tutto ciò per tutta la lunga e difficile stagione, in cui tu, ed essenzialmente tu hai saputo e voluto tradurre in concrete conquiste per l’Italia e gli italiani le ragioni, le aspirazioni gli obiettivi e i programmi propri dei liberali radicali e dei radicali liberali da sempre minoritari, marginali e sconfitti nella vicenda pubblica del nostro Paese.

Non è una clausola di stile affermare il fatto che tu sei già nella storia. Una storia che con il tempo farà giustizia delle omissioni distorsioni e disattenzioni che la cronaca ti ha talvolta crudelmente riservato. Il tuo merito indelebile che non può essere ignorato nella storia di questo secolo rimane quello di avere fatto prevalere in te e fuori di te le ragioni dell’alta politica che sono state portate con responsabilità generale a chiari traguardi sulle ragioni altrettanto alte ma tutte interne alla tua persona che non devono rispondere ad altri che alla tua coscienza.

La crisi, al tempo stesso mondiale e italiana, tra gli 80 e i 90 era per te un appuntamento difficile ma cruciale, improvviso ma per tanti versi invocato. Quando la gabbia del comunismo si disfaceva e con esso scompariva dalla scena italiana l’unità politica dei cattolici nella Dc, si liberavano e dilatavano, forse inaspettatamente, le prospettive di un liberalismo inverabile e le possibilità per una conseguente azione rigorosa, efficace e politicamente organizzata.

Tu avevi tutte le carte in regola per essere, a 60 anni, l’interprete di una positiva e liberale alla crisi. Tu eri il leader naturale che avrebbe potuto dare futuro alle schiere allo sbando dei liberali, dei laici, dei riformatori radicali e dei socialisti democratici e che non avevano più guida e casa, ed erano ovunque perseguitati o colonizzati

Tu porti la responsabilità di non avere voluto dare un’adeguata risposta alle richieste, alle invocazioni e ai richiami che da tante parti ti venivano indirizzati per colmare il deserto politico liberale che si andava allargando ancor più che nella Prima repubblica. Quanti sono gli interrogativi che continuano a esserti rivolti.

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Perché hai fatto il deserto intorno a te di quella preziosa classe dirigente senza la quale è difficile operare da movimento politico?

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Perché hai sempre rifiutato gli appelli a divenire leader di un movimento politico che andasse al di là della tua persona?

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Perché sei sempre in ricerca di "compagni di strada" purché mai venga messa in discussione la tua retta via?

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Perché sei sempre più sprofondato nell'ossessione mediatica?

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Perché ti circondi di replicanti, esecutori e pretoriani che saranno i primi a pugnalarti alle spalle dopo averti adulato?

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Perché riduci ambiziosi e sofisticati obiettivi politico-istituzionali (presidenzialismo, bipartitismo, federalismo, liberismo) a formule astratte utili tutt’al più alla preparazione di un catechismo radicale?

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Perché non ti assale mai il dubbio che dovrebbe essere così liberale?

Carissimo Marco, gli interrogativi che ti rivolge il tuo vecchio amico e compagno non sono dettati da personale amarezza, che pure c'è per non poterti essere accanto nella battaglia politica, ma dalla necessità di dare aperta formulazione a quel che tanti che non ti sono ostili ma al contrario, pensano e sussurrano.

Dopo la sconfitta oggi ancora una volta tu hai una grande responsabilità quella di intraprendere quella strada che dieci anni fa non hai voluto imboccare.

C'è una rivoluzione liberale che puoi fare. Ed è quella di assumerti la responsabilità di guidare un movimento politico che non cominci e finisca nella tua persona.

Il paese ne ha bisogno. Intorno a noi c'è il deserto, a destra come a sinistra. Cambiare te stesso per responsabilità verso gli altri dovrebbe essere per te una di quelle sfide che ti eccitano in cui giochi il possibile contro il probabile.

Ce la farai?

Perché gli dei ti conservino per questi prossimi 70 anni hai bisogno di tanti e carissimi auguri.