La nuova rissa di Pannella & Co

Radicale e gentiluomo

Filippo Ceccarelli

Panorama, 16/3/1986

Amicizie decennali che si spezzano, amori che finiscono male, malissimo. Insulti, recriminazioni, risse sugli alimenti.
Quando deve attaccare Franco Roccella, vecchio amico e compagno di battaglie, Marco Pannella non ne fa nemmeno il nome. Dice: "Un povero essere attorcigliato agli emolumenti", parla di "una vita politica fallimentare e umiliante", ricorda che "quando sta per essere acchiappato, lo scippatore approfitta della confusione e si mette a gridare 'al ladro', 'al ladro'".
Roccella risponde duro all'antico compagno dell'Ugi, all'uomo che per tanti anni, ormai lontani, e' stato considerato quasi il suo figlioccio spirituale. Si difende cosi': "Pannella vuole distruggermi, mi infanga, deforma la mia immagine. Mette da parte il dissenso politico e mi tratta come un immorale e come un pazzo. Se avesse il potere mi farebbe rinchiudere in una clinica".
Cronache viscerali dal mondo radicale, vicende prepolitiche, politiche, psicopolitiche: "Attacco Roccella per il suo bene. "Come un fratello dentro una famiglia", spiega Pannella "Se fossi accondiscendente sarebbe peggio. Il partito radicale non e' la mafia".
"Gia', "ribatte amaro Roccella, "anche l'Inquisizione bruciava gli eretici per salvargli l'anima". Roccella, subentrato come deputato a Giovanni Negri nell'ottobre '84, non vuole dimettersi dal seggio di deputato, preferisce lasciare il gruppo parlamentare.
Anche un altro deputato, il milanese Marcello Crivellini, ex tesoriere del PR, trova ingiusto il sistema e le eccezioni previste (oltre a Pannella non ruoteranno ne' il capogruppo Francesco Rutelli ne' Massimo Teodori, la cui uscita dal Parlamento farebbe subentrare Sergio Turone, primo dei non eletti ma dissenziente). Pur assicurando che a settembre abbandonera' Montecitorio, Crivellini si e' dimesso dal partito contro l'"editto monarchico" del segretario Giovanni Negri. Anche nel suo caso si e' sfiorato lo psicodramma.
Per anni Pannella e Crivellini hanno lavorato gomito a gomito, ma da Bruxelles Pannella ha telefonato in diretta a Radio radicale prendendosela contro questo "signorino, questo farfallino" (Crivellini usa sempre il papillon) che sta per ottenere una cattedra universitaria.
In nessun altro partito gli scontri interni si presentano cosi' densi di ragioni politiche e personali, di contrasti laceranti, di rancori e vicende messe in piazza senza tanti riguardi per i protagonisti. Il caso Roccella, al di la' delle ragioni politiche ("Per quattro congressi ho fatto l'opposizione a Pannella", dice lui; "E' solo cronaca nera", ribatte il leader radicale) si treascina appresso un poco edificante retroscena con risvolti anche economici.
"Roccella non fa niente in Parlamento", accusa Rutelli, "ogni richiamo e' inutile". Per mesi Roccella non versa la quota di stipendio che ogni deputato radicale si e' impegnato a lasciare al partito. Lettere, perorazioni, inseguimenti, richieste di dimissioni, scontri quasi fisici.
Alla fine Roccella salda il debito (38 milioni), ma la rottura e' definitiva. (...) Il dissenso radicale esplode periodicamente in modo quasi fisiologico. "Raramente ho conosciuto tanta intolleranza come all'interno dell'universo radicale", ricorda Marco Boato, eletto deputato radicale nel '79 e scappato nell'82.
Nel congresso '77 a Bologna Teodori, dopo uno scontro con Spadaccia, comunica in lacrime la sua rinuncia alla candidatura a presidente del consiglio federale. E' tradizione che con enorme disinvoltura volino insulti sanguinosi. Gli oppositori vengono pubblicamente qualificati da Pannella "lanciatori di merda". Spesso i radicali continuano le battaglie interne davanti ai giudici. Adelaide Aglietta denuncio' Angelo Pezzana che l'aveva accusata di gestire il partito in Piemonte "con metodi mafiosi". Nei congressi Pannella, leader troppo carismatico e autoritario, finisce spesso sotto accusa, ma da politico consumato e trascinante oratore sconfigge e mortifica personaggi come il professor Caputo, l'avvocato Taramelli, o se la vede con il trio Laurini-Ercolessi-Ramadori.
Querele, accuse personali, lacrime.
La ex suora Marisa Galli molla nell'81 il seggio da parlamentare, e i radicali ne sottolineano "i gravi limiti e problemi". Poi e' la volta di Aldo Aiello, che definisce i radicali "una casta sacerdotale". L'uscita di Franco De Cataldo, fraterno amico di Pannella, e' accompagnato da scambio di accuse feroci con tanto di giuri' d'onore. L'ex segeratrio Geppi Rippa esce minacciando querele, Boato e' querelato, per ultimo abbandona Mimmo Pinto che in congresso parla di "gioco al massacro" e aggiunge: "Tutti gli amori finiscono, ma non sempre cosi' male, a suon di avvocati, liti giudiziarie, risse pubbliche..." Con Roccella, amico dagli anni 50, e con Crivellini, la storia psicopolitica del dissenso radicale si ripete.