Paolo Vigenvano

 

Vigevano "Con Pannella convivenza impossibile"

Il Giornale, 20/12/1999

 

Per oltre un ventennio è stato l’ombra di Marco Pannella. Schivo, di poche parole, di poca immagine pubblica ma di grande peso nel partito, il cinquantenne Paolo Vigevano per i radicali era il Grande Custode della Radio. Ma forse era anche qualcosa di più: il garante della cassa di famiglia, il tutore di una apparato mediatico e finanziario che nel tempo è andato crescendo. Dai tempi dei primi sit-in alla holding Radio radicale, dal Pannella imbavagliato al Pannella che parla dei "gioielli di famiglia", molta acqua è passata sotto i ponti. Ora Vigevano ha deciso di lasciare, e in questa intervista ne spiega le ragioni.

 

Dopo 25 anni di militanza radicale siamo al divorzio da Pannella. Per quali motivi?

I motivi sono vari e molteplici, ma quello centrale è la considerazione di aver portato a termine il mio progetto e ora Radio radicale non ha più bisogno di me. E’ una solida struttura nella quale operano validissimi elementi.

 

D’accordo Vigevano. Però quando un dirigente se ne va dopo 25 anni, ci deve essere qualche ragione profonda. Non è che avete litigato sulla gestione finanziaria del partito?

No in modo assoluto. In tutti questi 25 anni, dei quali quasi 20 da tesoriere, incarico che peraltro non rivesto più dal 1997, questo punto non è mai stato in discussione.

 

Allora è una rottura sulla linea politica. Non era d’accordo sui referendum?

I referendum sono sempre più lo strumento del futuro, ma di un futuro che si sta rapidamente avvicinando. la società moderna, come ormai tutti gli scienziati confermano, avrà sempre più bisogno di due istanze legislative, una parlamentare e l'altra popolare diretta, referendaria. Ma in politica, come nel mondo della tecnologia e in quello imprenditoriale, c'è una cosa peggiore che arrivare troppo tardi: arrivare troppo presto. E questo è l'errore di Marco Pannella. Ed è per supplire alle conseguenze di questo errore che Marco ha dovuto ricorrere a una politica "corsara", fatta di accordi multiformi e complicati, stipulati all’ultimo minuto, che hanno come conseguenza quella di rendersi poco comprensioni agli elettori e di accreditare un’incancellabile fama di inaffidabilità

 

Il rebus si fa complicato. Mettiamola così: lei è stato d’accordo su come Pannella ha gestito la forza elettorale che si è trovato per le mani alle elezioni europee? E’ stato usato bene quell’8%?

Marco ha voluto in quest'ultimo periodo forzare la mano nel tentativo di raccogliere soldi senza esporre la sua strategia politica. Ha preteso quindi di ottenerli attraverso la ricerca di uno "sponsor" editoriale per Radio radicale in grado di sborsare 50-100 miliardi in cambio solo di un "ritorno di immagine". Tutto per non puntare da subito sul movimento Politico, sulla lista Bonino e quindi per non scoprire le carte di dichiarando la propria collocazione (con Berlusconi, con D'Alema, da soli). Radio radicale è diventata così un elemento essenziale e interno a una strategia e a trattative che è solo lui a decidere e a condurre. In tale situazione, non essendoci più problemi di "salute" per l'azienda, la necessità di continuare a occuparmene è venuta a mancare".

 

Secondo lei i radicali dovrebbero fare alleanze in vista delle elezioni

Per una forza della consistenza della Lista Bonino sarebbe opportuno stringere alleanze. Ma per far questo occorre essere in due, e se è vero che Pannella è "troppo in anticipo" è anche vero che gli altri sono in grande ritorno o addirittura stanno fermi.

 

Sono state predominanti le incomprensioni politiche o gestionali per Radio radicale?

Non si è trattato di divergenze con Marco Pannella su Radio radicale, nella cui gestione ho sempre avuto il massimo di autonomia essendo peraltro una mia creatura. I dissapori sono ad ampio raggio: operativi, gestionali e comportamentali".

 

Che cosa Intende con "dissapori comportamentali"? Siamo al mito di Pannella che divora i suoi figli?

Quando ci sono contrasti gestionali e operativi in una struttura come quella radicale, non regolata da alcuna forma statutaria, ma affidata a una sorta di consultazione permanente, continue e spesso interminabili riunioni, diventa impossibile anche la semplice convivenza.

 

Accusa Marco Pannella di essere troppo accentratore?

E una realtà sotto gli occhi di tutti che Marco Pannella sia un accentratore. Non è un'accusa. Sono solo venuti a mancare I presupposti per continuare a lavorare insieme.

 

Comunque, adesso Pannella ha deciso che Radio radicale non si vende più. E’ questo contrordine la goccia che ha fatto traboccare il vaso?

Sono sempre stato al centro delle trattative e quindi sempre al corrente del loro sviluppo. Essendo Radio radicale al centro del progetto politico condotto da Marco Pannella è normale che repentini mutamenti di rotta siano giustificati da trattative politiche. Ormai da un mese ho fatto tutti gli atti necessari per restituire a Marco Pannella quello che è suo, radio radicale.

 

Si dice che stavate trattando con l’Espresso, con il Sole 24 ore e con Caltagirone. Me lo confermi?

e trattative non sono state formalmente chiuse. Sono ancora vincolato da obblighi di riservatezza

 

Ma Lei resta l’amministratore di Radio radicale. Non è che dietro l’angolo c’è una contesa su frequenze e patrimonio di quella che è una vera e propria azienda?

Non è vero che sono l’amministratore, mi sono dimesso anche dal consiglio di amministrazione della radio. Quanto a contese su frequenze e patrimoni, è semmai il settore della radiofonia privata soprattutto nazionale ancora oggi in balia di interessi esterni ed estranei a cominciate da quelli ella RAI, che continua a impedire con ogni mezzo l’approvazione a l’attuazione delle leggi di riforma.

 

La vostra è una rottura definitiva?

La mia decisione è irrevocabile.

 

Lei per oltre 20 anni ha vissuto tra microfoni e digiuni, debiti e sit-in, insomma un impegno totalizzante, quasi religioso. Com’è il day after?

Tanti anni di questo tipo di vita sono stati faticosi, ma mi hanno consentito un’esperienza unica in Italia nei settori di mia competenza. Ora ho voglia di un po' di riposo, ma sono anche pronto a ritornare in mare aperto.

 

Ha già qualche nuova prospettiva professionale e politica?

Certo, sto vagliando in questi giorni interessanti progetti di tipo sia professionale sia politico.

 

Ci dica qualcosa di più, avremo Vigevano nel mondo dei media o in una trincea politica?

In Italia, come tutti sanno, è impossibile scindere il mondo dei media da quello della politica. Io ho maturato una lunga esperienza in entrambi.

 

C'è un futuro per i radicali al di là di Pannella, oppure come spesso è accaduto nella storia, una vicenda politica nasce e scompare con la parabola di un uomo?

Dipende più dai radicali che da Pannella. Non mi riferisco alla forza politica organizzata, il partito, che in quanto tale oggi non esiste, ma alla capacità dei singoli di affrancarsi da Marco per realizzare qualcosa a prescindere da lui e dal partito. Allora potrà forse esistere un futuro per le lotte radicali anche dopo Pannella.

 

Come vi lasciate, "senza rancore" oppure no?

Siamo troppo saggi tutti noi per albergare rancori che non portano a nulla.