Dimitri Buffa

 

LA LETTERA: Pannella e Bonino, rifondiamo il partito

L'Opinione, 23/05/2000

Caro direttore,
la batosta di domenica impone una riflessione sulla via referendaria all’instaurazione del liberalismo in Italia. E sul futuro del partito radicale che non può semplicemente dire ai suoi elettori “ci sciogliamo, arrivederci e grazie”.Nel corso degli anni i migliori ci hanno già abbandonato: da Teodori e Mellini, dalla compianta Aglietta a Negri, da Taradash a Vigevano a chissà quanti altri che adesso non ricordo. Troppo facile pendersela con il padre padrone, Marco Pannella e con la sua “cupio dissolvi”. Non è più possibile che un partito con idee politiche che valgono sicuramente il 10% su base nazionale scelga di autorestringersi in una setta di “rimborsisti-rimborsati” che acclamano per alzata di mano le mozioni dell’Ergife. La definizione “rimborsisti-rimborsati” è del noto radioradicaldipendente Alberto da Pescara, e sta a significare la totale mancanza di democrazia interna al movimento radicale.Dopo l’ultima fiammata della campagna per la giustizia giusta, infatti, dal 1989 in poi, il dirigismo pannelliano ha cominciato a stufare un po’ tutti: prima il partito transnazionale e transpartito che ha avuto l’unico effetto di far transitare Rutelli dai verdi e Negri dal Psdi e di trasformare il partito radicale in una delle tante inutili ong dell’Onu.Poi l’incomprensibile pensata degli autoconvocati delle 7 del mattino, che ha dato il destro ai nemici dei radicali di assimilarli ai tanti ladroni, veri o presunti, dell’ultimo parlamento della prima repubblica.Poi la nascita della lista Pannella, escamotage per dare dignità politica all’egocentrismo del suo padre fondatore.Infine queste campagne referendarie per cui il movimento si è svenato, raccogliendo in cambio quello che in un film di Quentin Tarantino verrebbe definito “un cazzo di niente”.
Totale oggi, ci sono grosse probabilità che Pannella e Bonino l’odissea del 2001 se la vadano a fare nell’ospizio.Padronissimi quindi di ripresentare altri 97 referendum, tra cui quello per abolire il trapano dal dentista o la ricevuta fiscale al ristorante, ma noi, orfani laici di un partito che ci lascia alla mercé di canaglie democristiane e di una teocrazia imperante, a quale santo dobbiamo votarci?E non ci vengano a dire le varie Rite Bernardini o chi per loro che l’unica possibilità di fare politica sta in una militanza non retribuita che consiste nel raccogliere inutili firme per referendum che o la Corte Costituzionale prima o l’imperante partitocrazia poi renderanno innocui.Oramai o si emigra o si cambia, e se come io credo le idee radicali hanno in Italia grosse potenzialità politiche, si abbia il coraggio, invece di nascondersi dietro triti slogan tipo “o lo scegli o lo sciogli” o dietro scioperi della fame o della sete, di entrare a pieno titolo nell’agone politico per fare da contrappeso ai troppi democristiani che dentro e fuori da Forza Italia hanno preso il sopravvento in Parlamento. Sciogliamo la setta, dunque, e rifondiamo il partito.

Dimitri Buffa
dimitribuffa@tiscalinet.it